Perchè far apassionare le bambine alle scienze

Sabato 11 febbraio si è celebrata la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Una data che permette di ribadire il persistere di una disuguaglianza – di presenza e partecipazione – tra donne e uomini in quelle che oggi sono riconosciute come le materie più abilitanti per il futuro. Soprattutto nel mondo “occidentale”, le ragazze vengono esposte, studiano e si appassionano meno, quindi scelgono in numeri (molto) inferiori i percorsi scientifici di studio. E quindi, conseguentemente, non vanno poi a lavorare in uno di questi ambiti. 

A fine 2022 ricevendo la laurea honoris causa dall’Università Complutense di Madrid, il Nobel per la fisica Giorgio Parisi ha commentato a margine delle celebrazioni la necessità di incentivare la cultura scientifica. Per farlo, ha affermato, bisogna “lavorare sulle scuole a tutti i livelli, a partire dalla scuola dell’infanzia”.

Per quanto qualcosa inizia a cambiare, il passo è ancora lento e i progressi insufficienti. Uno dei problemi è continuare a credere che il momento decisivo su cui intervenire efficacemente siano le scuole superiori. Al contrario, come indica bene anche Parisi, bisogna intervenire molto prima avvicinando alle scienze allo stesso modo e da piccolissimi i ragazzi e le ragazze. Questo significa un doppio sforzo: da una parte creare offerte di qualità e adattabili, e dall’altra lavorare per scardinare gli stereotipi persistenti. Resiste infatti l’idea per cui le STEM sono materie adatte a un genere (quello maschile) più che all’altro o, al massimo, indicate per intelligenze superiori alla media. 

Non si risolve il problema della carenza di coinvolgimento e interesse da parte delle ragazze verso le materie scientifiche celebrando una volta all’anno il loro ruolo (effettivo o potenziale). Nè si può pensare che si possano colmare la carenza di professionisti nei settori scientifici e tecnologici se non si interviene da oggi.

Non mancano i modelli a cui le ragazze possono riferirsi, magari riconoscersi e, addirittura poi, a cui rivolgersi per sentirsi appartenere, di potercela fare, che le scienze siano anche per loro. 

In occasione della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nelle Scienze, tanti giornali hanno riportato storie d’ispirazione di chi ha scelto percorsi STEM. Sono storie di ostacoli superati, ma anche di passione, di curiosità, di determinazione, di pregiudizio scardinato ma anche di sostegno. Tra questi voglio segnalare ancora l’intervista a Ersilia Scarpetta, astrofisica e Chief Diversity Officer di ESA, con cui ho fondato Il Cielo Itinerante. E questo pezzo de La Stampa che raccoglie 5 lettere di altrettante scienziate ai vertici delle loro carriere i cui nomi sono conosciuti da tempo.

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