Un viaggio nell’Italia delle disuguaglianze.

L’Italia continua ad avere un grande problema di disuguaglianze. Sono talmente gravi le differenze sociali ed economiche che l’Oxfam ha lanciato un ulteriore allarme sulla situazione della penisola. «La pandemia prima e, ora, la crisi dell’energia, l’aumento dei prezzi – con un tasso dell’inflazione mai così alto da oltre 35 anni – e i nuovi venti recessivi rischiano di esacerbare ulteriormente i divari di lungo corso che caratterizzano il nostro Paese», scrive l’organizzazione che non nasconde come in termini di povertà assoluta e disuguaglianza dei redditi, l’Italia si colloca tra gli ultimi paesi della Ue. 

Questa situazione colpisce più pesantemente le giovani generazioni. Per loro l’ascensore sociale è fermo, le possibilità di riscatto, emancipazione e le occasioni di rompere il ciclo di povertà sono sempre meno. Lo confermano, tratteggiando il quadro in cui si trovano i ragazzi italiani, le rilevazioni Openpolis su dati Istat e i dati Save the Children. Oggi in Italia oltre 400mila bambini vivono in povertà assoluta e uno su 7 lascia prematuramente gli studi. La realtà è davanti ai nostri occhi e non interessa solo aree rurali o lontane, ma è diffusa capillarmente e interessa anche molte città, non solo nelle periferie. Eppure un’educazione di qualità, più adatta ai tempi e facilitata da approcci meno “tradizionali”, potrebbe rappresentare per molti una chiave di riscatto efficace. 

Attraversando l’Italia nei due tour de Il Cielo Itinerante lo abbiamo toccato con mano le disuguaglianze esistenti molte volte. Ci siamo resi conto ben presto di aver bisogno di un quadro chiaro della situazione che includesse anche lo sguardo e l’esperienza di quegli stessi bambini. Ecco nascere la nostra prima indagine, svolta in collaborazione con IPSOS e condotta durante tutto il 2022, effettuata sui territori toccati nel nostro tour. I risultati, presentati mercoledì scorso in diretta sulla home page di Repubblica (qui sotto la registrazione dell’evento) in collaborazione con PwC e Gruppo GEDI, ci permettono di dare maggiore senso al nostro lavoro e di indirizzare ancora meglio i nostri sforzi verso quelle sacche di disagio dal nord al sud della penisola, nelle periferie delle città come nei territori rurali. 

È vero: la situazione di partenza è drammatica, ma ora abbiamo una mappa che ci permette, grazie anche all’esperienza maturata in questi anni, di pensare a ulteriori interventi efficaci.

Il video integrade dell’evento dalle pagine di la Repubblica

Più istruite, meno occupate

Sempre in tema di disuguaglianze, in Italia abbiamo un ulteriore triste primato. L’Italia ha le casalinghe più istruite d’Europa. 1/3 delle giovani ha una laurea, contro il 20% degli uomini, ma intanto l’occupazione femminile a mala pena supera il 50% (il 51,2% secondo i dati Istat). Quasi il 20% in meno rispetto agli occupati. 

Non va meglio, guardando al vertice delle carriere. Se infatti con la legge per le quote di genere, nei cda delle quotate italiane ci stiamo avvicinando a percentuali equilibrate, scendendo alle posizioni dirigenziali il numero delle donne si abbassa. 

Peggio va nelle banche – ambito nel quale da due anni svolgo parte della mia attività professionale. Notava Monica D’Ascenzo in un interessante pezzo qualche tempo fa, se è vero che gli istituti di credito italiani vedono l’equilibrio di occupati tra donne (le occupate sono oltre il 47%) e uomini, le dirigenti si attestano al 18%. Tristemente, pare ancora persistere la convinzione che questi dati siano condizionati dal fatto che “non si trovano donne preparate abbastanza” per coprire certi ruoli (spiegazione data, secondo l’articolo de Il Sole, in un report di Assopopolari – istituti non quotati). 

Viste le premesse e conoscendo il percorso di questi anni in tema di parità, – e quindi anche l’aumentata e diffusa attenzione al tema – è davvero cruciale non abbassare la guardia. Anzi diventa necessario rilanciare educando tutte le generazioni di colleghi, compagni di classe, partner di vita, amici. E, come stanno già facendo molti istituti di credito, essere intenzionali nelle scelte e pianificazione del cambiamento, contro le disuguaglianze di genere. 

Ne beneficerebbero un po’ tutti. Basti pensare che una percentuale maggiore di donne occupate può arrivare ad avere un impatto sul PIL nazionale importante (secondo Bankitalia, con un’occupazione femminile al 60%, il PIL aumenterebbe del 7%). E inoltre migliorano le performance aziendali, sia per la presenza di team misti che per partecipazione di più professioniste nelle posizioni apicali e nei luoghi decisionali. 

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