La povertà educativa in Italia e le sfide della globalizzazione

Da qualche settimana è partito il tour 2022 “ItaliaBrilla” de Il Cielo Itinerante. (Qui gli scatti della primaseconda  e terza settimana).

Ho avuto modo in questa seconda edizione di seguire da vicino alcune tappe e di verificare di prima mano, ancora una volta, quanto ci sia bisogno di cambiare drasticamente il passo riguardo alla qualità dell’istruzione, anche di base, offerta alle giovani generazioni di italiani. 

Nel nostro Paese abbiamo un grave problema di analfabetismo di ritorno e di abbandono scolastico. Se è vero che siamo coscienti del problema, fa impressione leggere i numeri che lo descrivono, come quelli dell’ultimo rapporto di Save the ChildrenIl quadro descritto della situazione drammatica in cui si trova l’Italia è implacabile. 

“Il deficit educativo in Italia è preoccupante, poiché compromette il futuro di bambini e adolescenti, e ciò è dimostrato dai dati sulla dispersione scolastica implicita, cioè il mancato raggiungimento del livello minimo di competenze alla fine della scuola superiore, che riguarda quasi la metà degli studenti (45% in italiano, 51% in matematica), ma anche 876 mila bambini della scuola dell’infanzia hanno sofferto della discontinuità e frammentazione nei primi passi del loro percorso educativo”. 

Congedi per la genitorialità: crescere figli è una questione anche per i papà 

Alle difficoltà educative delle giovani generazioni, in Italia si accompagna una mancanza di politiche di sostegno per la famiglia e una cultura che non favorisce o incoraggia gli uomini a prendersi i congedi a cui hanno diritto e a condividere i carichi di cura. I due sono aspetti strettamente collegati perché incidono equamente nel tratteggiare scenari inadeguati di crescita per il nostro Paese, certo. Ma anche proprio di sopravvivenza e competitività rispetto agli altri stati membri della UE e al resto del mondo. 

Oggi ancora solo 4 su 10 neo-papà sfruttano il congedo loro offerto (senza contare poi la scarsa conoscenza della sua durata, la sua obbligatorietà e quale percentuale di retribuzione copra). Allo stesso tempo, sono il 25% le donne che lasciano il lavoro alla nascita di un figlio (gli uomini il 5%). La conclusione è chiara: l’Italia non riesce a supportare adeguatamente la famiglia sia per le strutture culturali che ancora la attraversano (legate a retaggi del passato), che per le limitate opportunità offerte dalle sue leggi. 

Lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella ha sentito il desiderio di esprimersi in tema di occupazione femminile e supporto alla genitorialità, in un’ottica chiara di pari opportunità, condivisione ed equilibrio delle responsabilità di cura. 

Le donne “devono affrontare ancora oggi troppi impedimenti e difficoltà per raggiungere una piena parità e un apporto essenziale può venire dalla conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro. È questione che interpella anche le imprese e la loro funzione sociale. Non è il lavoro ad allontanare dalla maternità bensì le carenze a supporto della stessa. Le politiche per la famiglia sono un contributo essenziale allo sviluppo equilibrato e sostenibile del Paese“. 

ASEAN 

In chiusura guardo al sud est asiatico. 

Nelle ultime settimane, infatti, è aumentata l’attenzione globale rivolta verso la regione. Certo per il grande ruolo della Cina anche proprio nella delicatissima questione tra Russia e Ucraina, ma anche nella discussione delle opportunità di commercio tra le sponde del Pacifico. 

A rilanciare l’interesse per l’estremo oriente sui maggiori giornali internazionali (occidentali) è stato l’annuncio di una rinnovata strategia statunitense di rapporti con la regione, la Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity. Annuncio culminato poi con la visita in Asia di Biden.

La geopolitica internazionale sta facendo i conti con la (crisi della) globalizzazione e ridisegnando gli equilibri che interessano direttamente realtà magari non singolarmente cruciali, ma che possono allo stesso modo essere decisive negli scenari in via di ridefinizione, anche in conseguenza del conflitto in Ucraina. Si tratta di un quadro complesso che interessa i Paesi ASEAN soprattutto, in un modo unico e specifico per ciascuno di essi. Ho provato a raccontarlo per la recente newsletter ISPI Global Watch – qui il link per leggere il mio articolo. 

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