Le nuove sfide per l’Italia in Asia sono la City Diplomacy e la Food Policy

Il mio contributo per Huffigton Post Italia (con Valerio Bordonaro)

A Città del Messico e nel suo agglomerato urbano abitano 24 milioni di persone, più o meno quanti ne abitano in Australia; Chongqing, una rete di centri urbani interconnessi in Cina, copre un’area grande quanto l’Austria e ha quattro volte la sua popolazione; la cosiddetta cintura Taiheiyo, una megalopoli che si estende tra Tokyo e Osaka, rappresenta i due terzi della popolazione del Giappone, con 74 milioni di persone che vivono soltanto nel 6% dell’area del paese.

Alcune città stanno raggiungendo gli stati nazionali in termini di influenza politica ed economica. Le città che possono dimostrarsi “funzionali”, ovvero fortemente caratterizzate dall’essere l’anello di congiunzione di molte catene del valore, hanno un vantaggio nel processo di globalizzazione e vedono aumentare i loro ruoli e responsabilità. Buoni esempi sono gli hub logistici e finanziari di Dubai, Singapore, Shanghai e Hong Kong. Del resto, i dati ci dicono che più del 50% della popolazione mondiale vive attualmente nelle aree urbane e si prevede che questa percentuale aumenterà fino a quasi il 70% entro il 2050.

L’emergenza legata alla diffusione del coronavirus, ci aveva fatto immaginare una veloce deurbanizzazione del pianeta: se non un ritorno in masse alle campagne, almeno un sensibile spopolamento delle megalopoli. Ma, a più di un anno dall’inizio della pandemia, nessun elemento concreto è andato a supporto di questa ipotesi.

In questo contesto, il cibo, a cui si legano tutte le principali attività umane, assume al livello urbano un ruolo chiave per la sostenibilità di tutto il pianeta. Da questa considerazione nasce nel 2015, come eredità di Expo Milano, il Milan Urban Food Policy Pact, un accordo internazionale tra città di tutto il mondo, che si impegnano a sviluppare sistemi alimentari sostenibili che siano inclusivi, resilienti, sicuri e diversificati e che oggi più che mai acquista un’ulteriore e più forte valenza.

L’obiettivo è sostenere le città che desiderano sviluppare sistemi alimentari urbani più sostenibili promuovendo lo scambio di buone prassi e dandosi dei target di riferimento, affinché tutte le persone abbiano accesso a cibo sano e conveniente, in un quadro basato sui diritti umani, che minimizzi gli sprechi e conservi le biodiversità, adattandosi e mitigando gli impatti del cambiamento climatico.

Fino a poco tempo fa il quadrante sudest asiatico del pianeta era stato poco coinvolto in questo processo virtuoso. Più in generale, una scarsa conoscenza reciproca, tra i vari attori del nostro Paese e le controparti ASEAN, teneva molto basso l’interscambio di beni, servizi e, peggio ancora, di esperienze e idee. Eppure le città dell’Asia sudorientale non hanno nulla da invidiare alle capitali del mondo occidentale. Si pensi, ad esempio, a centri del calibro di Hanoi, Jakarta, Kuala Lumpur, Singapore o Bangkok.

Proprio per questa ragione il Comune di Milano ha siglato un accordo con l’Associazione Italia-ASEAN, fondata da Enrico Letta nel 2015 per favorire le relazioni politiche ed economiche tra il nostro Paese e i dieci del Sud-est Asiatico, e oggi presieduta da Romano Prodi.

L’obiettivo comune di Milano e dell’Associazione è rafforzare la presenza del MUFPP nella regione. In quest’ottica si è svolto il 13 aprile un incontro online sulle città dell’Asia-Pacifico attive nella Food Policy, a cui sono intervenuti rappresentanti da Seul (Corea del Sud) e Bandung (Indonesia) e hanno partecipato Quezon City (Filippine), Tokyo (Giappone), Melbourne (Australia) e Bangkok (Tailandia).

L’Associazione, infatti, dal 2021 ha iniziato a sviluppare strumenti non convenzionali di collaborazione diplomatica che, nel quadro della partnership strategica tra Unione Europea e ASEAN, puntano sulla City Diplomacy e sulla University Diplomacy, in un’ottica di responsabilità intergenerazionale, di coinvolgimento delle nuove generazioni e di piena partecipazione delle ragazze e delle donne.

L’Asia, e il Sud-est asiatico in particolare, vista la propria composizione demografica e vista l’evidenza dell’impatto ambientale del proprio rapido sviluppo economico, sposano perfettamente l’idea che la prosperità delle nostra società si basi sulla sostenibilità dei processi di produzione, distribuzione, consumo e smaltimento e che debba avere come attori e beneficiari le giovani generazioni. È evidente, allo stesso modo, che le città siano il quartier generale di questa rivoluzione.

Le città ASEAN rappresentano il 5% delle circa 300 firmatarie del MUFPP, ma il trend è in crescita proprio perché il vento spinge inesorabilmente in quella direzione. L’Associazione Italia-ASEAN continuerà quindi nel suo lavoro di oliare gli ingranaggi del mulino, l’unico mezzo utile a creare benessere dal vento.

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