Indo-Pacifico: il ritorno dell’America (vincente?)

Lo scorso 12 marzo, i leader di Australia, Giappone, India e Stati Uniti hanno promesso di unire le forze per far fronte alle sfide più urgenti del nostro tempo, a partire da Covid-19 e cambiamento climatico. L’annuncio è avvenuto tramite una dichiarazione congiunta intitolata “Lo Spirito del Quad” e rilasciata al termine del primo vertice a quattro tra i massimi rappresentanti del Quadrilateral Security Dialogue, (QUAD), il gruppo di Paesi democratici che hanno coordinato la risposta umanitaria al maremoto dell’Oceano Indiano nel 2004 e che si preparano ad agire di nuovo insieme “a sostegno di una regione bisognosa di aiuto”. L’incontro, che i partecipanti hanno prontamente definito “storico”, ha sancito ufficialmente il ritorno degli USA in Asia a difesa dell’Indo-Pacifico Libero e Aperto (Free and Open Indo-Pacific).

Il rinnovato impegno degli USA in Asia

A un mese di distanza, è opportuno interrogarsi sul futuro del QUAD, un’alleanza nata con fini umanitari ma vista da alcuni come “un potenziale contrappeso alla crescente influenza cinese” nell’Asia Pacifica. Al tempo stesso, occorre analizzare le implicazioni di un rinnovato impegno statunitense sugli equilibri regionali, specialmente dopo quattro anni di politiche erratiche e messaggi contrastanti, segnati dal ritiro degli Stati Uniti dalla Trans Pacific Partnership (TPP) e dalla polemica sui costi della permanenza delle truppe americane nella regione. In questa fase di transizione, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) è osservato speciale: dopo che la firma della Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) ne ha confermato l’importanza strategica, gli stessi leader del QUAD hanno riaffermato il proprio “forte supporto per l’unità e la centralità dell’ASEAN.”

Durante il faccia a faccia in Alaska di qualche settimana fa, il Segretario di Stato americano Anthony Blinken ha avvisato le sue controparti cinesi di sentire “profonda soddisfazione” da parte degli alleati per il ritorno degli Stati Uniti nell’Asia Pacifico, efficacemente contrapposta alla “profonda preoccupazione” con cui essi guarderebbero all’interventismo cinese nella regione. Eppure, come hanno giustamente ricordato Evan A. Feigenbaum e James Schwemlein del Carnegie Endowment for International Peace alla vigilia del vertice del 12 marzo, per avere successo, il Quad deve evolversi da club of four incentrato sulla Cina a gruppo di first movers capace di offrire soluzioni concrete ai problemi specifici della regione. Anziché cercare di realizzare il fantomatico “Arco Asiatico della Democrazia” evocato in passato dall’ex Primo Ministro giapponese Shinzo Abe, dunque, i quattro Paesi dovrebbero ritornare allo spirito del 2004 mettendo le proprie competenze ed esperienza al servizio degli altri attori regionali su questioni indicate da questi ultimi.

Dopo un lungo silenzio, esasperato dal vuoto di potere durante il passaggio dall’Amministrazione Trump a quella Biden, l’annuncio del Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan che “Il Quad si è impegnato a fornire fino ad un miliardo di dosi di vaccino all’ASEAN, all’Indo Pacifico e oltre entro la fine del 2022” sembra andare nella direzione auspicata. Come evidenziato da Michael J. Green su Foreign Policy, “la coraggiosa prima mossa in Asia” del nuovo Presidente americano non solo corrisponde alla richiesta più urgente degli alleati regionali – assistenza sul dossier Covid-19 – ma offre anche una rappresentazione efficace del pragmatismo che, stando alle recenti dichiarazioni, dovrebbe guidare l’azione del QUAD. Nel caso specifico, la combinazione della ricerca biotecnologica statunitense, la capacità di finanziamento giapponese, la forza produttiva indiana e il supporto logistico australiano potrebbe permettere ai quattro Paesi QUAD di ottenere insieme ciò che non sarebbe possibile ottenere da soli.

La nuova centralità del Sud-Est asiatico

In un’editoriale uscito sul Washington Post all’indomani del loro incontro, Joe Biden, Narendra Modi, Scott Morrison e Yoshihide Suga hanno opportunamente chiarito che il QUAD non può avere e non avrà successo senza “coordinamento e cooperazione” con i partner regionali. D’altra parte, come già accennato in precedenza, la stessa dichiarazione congiunta fa riferimento alla centralità strategica dell’ASEAN e all’ASEAN Outlook on the Indo-Pacific. […]

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