Investire in D&I?

Introdurre e applicare politiche di parità in azienda ha sempre rappresentato una sfida enorme. Dopo anni in cui la sensibilità in materia di D&I è andata aumentando, purtroppo oggi i segnali indicano una tendenza a fare passi indietro.

La notizia che, forse più delle altre, ha fatto alzare l’allerta risale allo scorso anno e arriva dagli Stati Uniti. Nel 2023 alcune delle più grandi imprese del tech (da Meta a X e a Google) – spesso applaudite per la loro aura di progresso – hanno ridotto drasticamente personale e investimenti in D&I. Una manciata di aziende, per quanto importanti, non avrebbe rappresentato necessariamente un elemento di regressione, se però gli esperti di risorse umane non avessero rincarato la dose, indicando il calo generalizzato di sforzi in diversity&inclusion come principale tendenza per quell’anno.

Una retromarcia?

Si darebbe un quadro parziale dimenticando però i tanti esempi che vanno in direzione opposta. In italia, per esempio, succede anche grazie al lavoro di molti per ottenere le certificazioni di parità. Comunque sarebbe miope nascondere la sensazione sparsa di raffreddamento. Ci troviamo, credo, in un momento in cui per andare avanti serve “attaccare”, non solo presidiare e difendere le conquiste.

Molti infatti puntano il dito verso quei risultati meno robusti in materia di D&I per non continuare a migliorarsi. Nel farlo però, non discernono tra cattiva o buona applicazione delle pratiche di inclusione. Se impostati correttamente, infatti, i dati lo confermano: le pratiche di diversity funzionano.

Valorizzare le buone notizie

Contro certi atteggiamenti “revisionisti”, che con una linea di penna facilmente cancellano anni di progresso, è utile ricordare alcuni processi che danno risultati. A partire dall’Italia, Paese non certo tra i migliori in tema di parità e che quest’anno ha perso ancora posizioni nel Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum.

Nel nostro Paese cresce, tra le altre, per esempio, la tendenza delle aziende a offrire congedi di paternità e parentali (pagati) prolungati. Inoltre, per quanto possa non apparire immediatamente un elemento di supporto alla D&I, aumentano le sperimentazioni della settimana lavorativa corta – con Lavazza a fare da pioniera e allargare l’offerta a tutte le funzioni.

In occasione dell’estate, poi, alcune grandi imprese hanno fatto notizia grazie all’avvio dei campi estivi offerti ai figli dei loro dipendenti – e sopperendo così alla carenza di piani nazionale per la lunghissima pausa della scuola.

Non posso dimenticare il grande sforzo in tema di leadership femminile di molte imprese che, anche se non obbligato dalla Golfo-Mosca, vedono sempre più professioniste nelle cariche decisionali e stanno sviluppano piani di crescita delle carriere per le donne.

Voglio chiudere con una menzione speciale al sempre maggior numero di università che hanno scelto la loro prima rettrice. Le più recenti nomine arrivano dalla Cattolica di Milano e, ultima in ordine di tempo, dall’Università dell’Insubria con Maria Pierro a portare a 13 (su 99) gli istituti superiori a guida femminile.

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