Violenza di genere ed educazione: cambiare cultura verso la parità

Quest’anno la giornata internazionale contro la violenza contor le donne, che si celebra il 25 novembre, si è colorata di tinte ancore più cupe del solito. Confermano i dati: assistiamo a un aumento generale dei casi, anche tra i più efferati, sia in Italia che ovunque in Europa. Nonostante questo, l’Unione non ha ancora una visione comune in materia né una raccolta dati uniforme.

Secondo una recente indagine Istat, se si riscontra una minore tolleranza della violenza fisica nella coppia, quasi il 50% degli intervistati ha ancora uno stereotipo sulla violenza di genere, circa il 40% degli uomini crede che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole e il 20% crede che gli atti violenti siano provocati dall’abbigliamento scelto dalle donne. Emerge un quadro che contorna i dati 2022 sugli omicidi in Italia: cresce il numero di donne morte, vittime per il 92,7% di un uomo. E sulle 126 donne uccise nel Paese, con un totale di 106 femminicidi, 61 sono vittime di un partner o ex-partner – tutti di sesso maschile. 

È il momento di onviolgere direttamente gli uomini, se voglimao che la situazione cambi davvero e velocemente. Altrimenti si torna a pesare tutte le responsabilità solo sulle donne, nei casi di disperazione e violenza familiare, certo, ma anche in ambiti sociali ampi e già nel momento in cui la partecipazione femminile alla vita economica viene messa in discussione (con tutte le possibili limitazioni che questo comporta).

In questo quadro cupo, voglio far emergere però alcune scintille di cambiamento in atto. In Italia, per esempio, visibile nella grande risposta delle piazze di sabato 25 novembre. A livello globale e in un’ottica ampia, è importante sottolineare come siano le donne (le più giovani soprattutto) a cercare  alternative. Si registra una tendenza particolare nelle scelte di studio delle ragazze: in certe parti del mondo, dove i diritti e le libertà sono limitate, sono sempre di più a puntare sulle STEM come via per il riscatto.

Può sembrare una risposta non correlata direttamente alla violenza che troppe donne ancora oggi subiscono, ma in realtà si tratta di un passaggio chiave ed epocale contro e oltre le costrizioni e rigide regole sociali che le inchiodano a ruoli stereotipati. Lo si vede bene nella regione del Mediterraneo, dove alcuni Paesi spiccano per tendenze più conservatrici: qui secondo l’Unesco le laureate in materie scientifiche sono il 57%. O ancora negli Emirati, dove la punta arriva al 61%. 

La matematica come strumento di inclusione

Le STEM sono allora la strada per il riscatto e l’empowerment. Delle donne, ma anche nei casi di disagio sociale. Lo vediamo con Il Cielo Itinerante, concentrandoci su questi ambiti di studio, e, in particolare con il progetto “Operazione Cielo”, sulla matematica. Così come in passato saper leggere e scrivere sono stati strumenti imprescindibili di inclusione, l’alfabetizzazione nelle materie scientifiche (e nella matematica in particolare) è oggi fattore indispensabile per una democrazia più forte basata anche sull’esercizio di una cittadinanza consapevole. 

La validità di questa intuizione è stata confermata in modo empirico dal grande interesse e dal successo delle sei settimane di campo estivo di quest’anno. Oggi è anche supportata dai risultati della ricerca effettuata in collaborazione con IPSOS prima e dopo i summer camp tenutisi tra Milano, Roma e Napoli.

I risultati qualitativi e quantitativi indicano chiaramente le potenzialità di instillare il cambiamento. Proprio partendo da modelli e modalità di insegnamento della matematica più moderni e alternativi al sistema tradizionale. 

Tra le ragazze ottimi risultati ma bassa considerazione del loro potenziale

Questa estate più di 200 ragazz* delle scuole dell’obbligo hanno preso parte a uno dei campi proposti dall’Operazione Cielo. L’obiettivo dell’iniziativa era offrire nuove modalità di approccio alla matematica insegnata attraverso l’innovativo metodo ideato da Jo Boaler della Stanford University.

La ricerca IPSOS, condotta interpellando sia formator* che student*, lo mette nero su bianco. Sono state esplorate da una parte, le opinioni de* ragazz* riguardo alla matematica in generale e, dall’altra, si è cercato di capire le competenze specifiche di partenza e di arrivo. I risultati parlano da sé. 

Dopo i camp: 

– l’indice relativo alle competenze dei ragazz* è quasi raddoppiato (+95%); le ragazze hanno ottenuto un risultato migliore, sia nella fase pre che post camp;

– nonostante questo, però, le ragazze si percepiscono meno portate per i numeri rispetto ai ragazzi. Nel 38% dei casi hanno infatti una bassa considerazione di sé, contro il 18% dei ragazzi;

– per il 56% la matematica, inizialmente considerata noiosa, è diventata divertente dopo l’esperienza del campo estivo.

Nell’analisi sono stati coinvolti anche i formator*, student* universitar* o neo-laureat* in materie scientifiche, messisi in gioco per imparare, primi in Italia, il metodo YouCubed. Comune a tutti il grande entusiasmo per aver partecipato a questa esperienza, per aver assistito e accompagnato i partecipanti arricchendo così anche il loro bagaglio di competenze utili per il futuro. Rispetto a* ragazz* incontrati, chi si è trovato a guidare le lezioni concorda nel segnalare un aumento significativo della partecipazione dei ragazz*. Impressioni poi confermate dai numeri: da una media dell’11% registrata all’inizio di ogni campo, si è arrivati al 54% a fine di ogni settimana. 

Per una panoramica più completa, questi articoli raccontano l’indagine che ha accompagnato l’esperienza dei campi estivi de Il Cielo Itinerante. 

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