Europa 2024 e la scuola in Italia: sfide e opportunità

Settembre corrisponde come ogni anno a una ripartenza, che sia un nuovo inizio “effettivo”– penso, per esempio, alla riapertura delle scuole – o il ritorno a ritmi lavorativi più intensi dopo l’estate. Iniziano mesi che porteranno a importanti cambiamenti a livello globale. Per noi cittadini europei, alla scelta in giugno, di un nuovo Parlamento in carica per i prossimi cinque anni.

Tengo uno sguardo europeo perché oggi, come mai prima, tra sfide climatiche, instabilità diffusa e difficoltà generali in tutto il mondo, l’Unione, con tutti i suoi pregi e difetti, continua a dimostrarsi la risposta possibile e più efficace alle incognite del futuro.

Qualche giorno fa l’attuale presidentessa della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha tenuto il suo discorso sullo Stato dell’Unione. In questo che è il suo ultimo resoconto annuale per il quinquennio corrente, la von der Leyen ha toccato i punti chiave della politica continentale, portando l’attenzione su temi di transizione verde (con il Green Deal in testa), sicurezza, le sfide delle migrazioni e dei conflitti in corso, e di trasformazione digitale.

Tra gli altri spunti ci tengo a soffermarmi sui passaggi dedicati ai giovani. Colpiti pesantemente dalle crisi attuali, potranno determinare l’orientamento della bilancia politica europea futura. Ha detto la presidentessa: “Nelle nuove generazioni di giovani vedo la stessa visione di un futuro migliore. La stessa voglia di costruire un mondo migliore. La stessa convinzione che, in un’epoca di incertezze, l’Europa debba ancora una volta rispondere alle sfide della Storia”.

Ursula von der Leyen ha poi ribadito i successi in tema di parità di genere: “(abbiamo svolto) un lavoro rivoluzionario e innovativo e portato a compimento dossier che molti pensavano sarebbero rimasti per sempre in stallo, come la direttiva sulla presenza delle donne nei consigli di amministrazione e la storica adesione dell’UE alla convenzione di Istanbul. Con la direttiva sulla trasparenza retributiva abbiamo sancito il principio basilare secondo cui allo stesso lavoro deve corrispondere la stessa retribuzione.” Mette poi in guardia, in tema di violenza di genere: “il nostro lavoro è tutt’altro che finito”; e ribadisce: “vorrei che il diritto dell’UE sancisse un altro diritto fondamentale: un ‘no’ è un ‘no’. Senza libertà dalla violenza non può esserci vera parità”.

La scuola. Il dilemma delle risorse e l’opportunità di riscatto

In Italia le 12 settimane di vacanze estive (le più lunghe di tutta Europa) sono finite da meno di quindici giorni. Come non tornare a riflettere sulla situazione della scuola italiana? Il pensiero va subito ai numeri preoccupanti riguardo alle carenze di apprendimento sui banchi spesso peggiorate proprio da una pausa così lunga. Ai neet, alle strutture inadeguate, quando non pericolanti, che ospitano gli studenti italiani, ma anche ai programmi offerti che sembrano faticare ad aggiornarsi. Oltre a queste, si aggiungono le questioni dei rincari delle spese sostenute dalle famiglie. Una crescita non corrisposta, in molti casi, dalla garanzia di migliore istruzione, più equa ovunque e per tutti. 

Il tema ha ramificazioni estese e profonde, che interessano anche lo sviluppo del Paese. Nonostante ciò, non sembra che la discussione stia portando a risposte o soluzioni concrete, o a piani in grado di cambiare lo status quo. Intanto il livello delle competenze acquisite dei giovani italiani si abbassa – come registrano i risultati Invalsi 2023

A fronte dell’esperienza de Il Cielo Itinerante, parlo spesso di abbandono scolastico, di opportunità mancate, delle evidenti diseguaglianze tra aree del Paese e dentro le città – come anche dell’efficacia di interventi locali anche di “piccola” portata sulle opportunità per i più piccoli. Le osservazioni dirette vengono consolidate dagli studi sull’impatto dei nostri interventi e ampliate dai numeri raccolti da chi guarda alla situazione generale.

Il quadro in cui si trovano gli studenti in Italia, purtroppo non è confortante. Lo descrive il report “Il mondo in una classe” di Save the Children, confermando alcune tendenze persistenti. Si legge nel rapporto:

  • Il numero di studenti che frequentano le scuole elementari si è ridotto: rispetto a 7 anni fa, quasi 71.000 bambini in meno.
  • Durante la pandemia gli investimenti all’istruzione sono aumentati temporaneamente raggiungendo la cifra di quasi 71 miliardi (4,3% del PIL), ma nel 2021 la percentuale di PIL investita in questo settore è ritornata a scendere, attestandosi al 4,1%, contro una media europea del 4,8%.
  • Il livello di copertura nelle strutture educative 0-2 anni pubbliche e private nell’anno educativo 2021/2022 è pari a 28 posti disponibili per 100 bambini residenti, ancora ben al di sotto dell’obiettivo europeo del 33% entro il 2010 e molto lontano dal nuovo obiettivo stabilito a livello europeo del 45% entro il 2030.
  • La dispersione scolastica in Italia resta ancora superiore alla media europea (rispettivamente 11,5% e 9,6% nel 2022), sebbene in calo rispetto agli anni passati (era il 16,8% nel 2013).

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