I vertici delle istituzioni europee

Martedì 18 gennaio è stata eletta la nuova presidentessa del Parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola. Appena il giorno dopo sono stati eletti anche 9 vicepresidenti su 14 – di cui 6 sono donne.

Con questi nuovi incarichi, tutte le maggiori istituzioni europee sono a guida femminile. La nuova presidentessa del PE e le sue vicepresidentesse, si vanno ad aggiungere a Christine Lagarde, che guida la BCE, e a Ursula von der Leyen, presidentessa della Commissione.

Di questo momento storico, inaspettato anche solo due anni fa, mi fa riflettere un dato: i profili scelti per la maggior parte sono espressione di partiti e schieramenti più conservatori. Allo stesso modo in un po’ tutta Europa sono le forze di destra a sembrare più sensibili all’evoluzione del tema delle quote di genere ai vertici. A partire dall’ex commissaria Viviane Reding, promotrice oltre 10 anni fa della proposta di direttiva per la loro introduzione nei cda delle società europee. Arrivando Ursula von der Leyen, che vuole riprendere il discorso e rilanciarle. Allargando, come non ricordare il governo (di destra) tedesco appena insediato, composto per la metà da ministre?

Non voglio affermare che si tratti di un dato assoluto. Molte sono le espressioni forti di rilancio da parte dei partiti progressisti in materia di parità di genere. Allo stesso tempo però osservo la tendenza con rammarico. E trovo chiaro il bisogno, nella sinistra, di un salto culturale.

Parlando di parità, le quote ai vertici, volendo tornare su un esempio concreto, non riguardano solo quella (piccola) percentuale di posizioni di comando. L’intensità del dibattito, i role model e gli esempi di successo, possono infatti avviare quell’effetto positivo a cascata che noi con la Golfo-Mosca speravamo già nel 2011. 

Allora non c’era un terreno pronto ad accoglierle e rinforzarle come quello che, invece, ritengo ci sia oggi. Anche, per esteso, fuori dalle stanze dei bottoni. Adatto, quindi, a far cambiare il passo in tema di partecipazione femminile all’economia dei Paesi.

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