Ripensare al calendario scolastico

Questa settimana sono ricominciate le lezioni e si sono riaccese le discussioni sulla necessità di aprire (o meno) le scuole in un momento in cui i contagi segnano record quasi quotidiani. La DAD è vissuta, comprensibilmente, con rigetto dai ragazzi, oltre che dalle famiglie – per quanto si debba riconoscere che sia stato un modo per evitare due anni di blocco totale delle scuole in un momento di emergenza.

La DAD ha però anche evidenziato e fatto esplodere le immense disuguaglianze che già esistevano prima della pandemia. Per questo, non si può pensare di tornare indietro alla “normalità” perché quella normalità non andava già bene. 

«La scuola è fondamentale per la democrazia. Va protetta, non abbandonata», ha detto Draghi qualche giorno fa. E va anche e soprattutto aggiornata costantemente, per entrare davvero nel XXI secolo.

Grazie all’incontro con i ragazzi che abbiamo coinvolto, insieme a Il Cielo Itinerante abbiamo toccato con mano cosa significa e quanto è impattante la possibilità di avere il tempo per fare esperienze vive: danno senso, aiutano a rafforzare le competenze apprese sui libri.

Anche alla luce di questo, tra i vari punti di avanzamento per l’organizzazione del percorso di formazione e della vita della nostra società, da tempo ritengo necessaria la modifica del calendario scolastico. A partire dal prolungamento delle lezioni almeno fino al 30 giugno. Non si tratta certo dell’unica possibilità né di quella sufficiente, ma può essere un primo passo, affiancato poi al un ripensamento delle pause dai banchi di scuola durante l’anno. Con, di conseguenza, meno settimane di vacanza estive concentrate in una unica lunga sospensione delle lezioni.

Una simile organizzazione dell’anno scolastico permetterebbe di ripensare ai tempi (e ai luoghi) di apprendimento e studio. Ridurrebbe le diseguaglianze perché una riduzione dei tre mesi di gap estivo lontano dai banchi corrisponde a più opportunità di apprendere. Nelle situazioni difficili, si costituirebbe anche un’alternativa alla precarietà familiare e contro l’abbandono scolastico.

La scansione lezioni-vacanze attuale è immutata da troppi decenni, non risponde nemmeno più, quando proprio non minaccia, le necessità lavorative dei genitori. E delle donne in particolare: le prime e quelle che maggiormente svolgono ruoli di cura – dei figli, ma anche dei malati e anziani – sono quelle che stanno faticando di più anche nel conservare o trovare un posto di lavoro.

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