La leadership delle donne, che ancora non c’è

Contati tutti i voti, confermate le preferenze e definiti gli sfidanti laddove ci saranno i ballottaggi, ancora una volta l’Italia si dimostra un paese dove le donne non arrivano ai vertici.

Con ottimismo guardavo qualche giorno fa alla partecipazione di donne e giovani candidati nelle liste di un po’ tutto il paese. Mi rallegravo di questa presenza – soprattutto a Milano, la città negli ultimi anni innegabilmente modello osservato speciale anche dagli sguardi internazionali. Purtroppo non mi nascondevo il rischio di una esclusione delle donne dalle posizioni più importanti nei vari Comuni e in Calabria, Regione al voto in questa tornata, evidente già nei numeri delle candidate sindaco.

La conferma dei numeri è impietosa: nessuna donna eletta al primo turno, nessuna ai ballottaggi. Segnale evidente di quei passi indietro che stiamo facendo in tema di leadership femminile.

A pochi giorni dal G20 che si terrà proprio in Italia e che per la prima volta includerà un dibattito sull’empowerment femminile e sulla parità, questi risultati mi sembrano un segnale importante: persiste nel nostro Paese la resistenza culturale sui temi di parità. Visibile certamente in tutto il mondo, come non ricordare la legge texana di questa estate che limita pesantemente le possibilità di aborto o la situazione drammatica delle donne afgane, è evidente nelle immagini e nei linguaggi che si rincorrono sui media nazionali. Solo per citare due situazioni recenti, mi hanno colpito negativamente la scelta estetica oltre che concettuale di celebrare una spigolatrice a Sarpi o l’ennesima testimonianza di vittimizzazione secondaria espressa da una nota giornalista su una trasmissione pomeridiana qualche settimana fa (rimando a questo articolo per ulteriori commenti).

Se questo è lo specchio del Paese non ci deve poi sorprendere troppo che il WEF abbia spostato a 135,6 anni da oggi la linea del traguardo per la parità. E che l’Italia nel Global Gender Gap Report 2021 si posizioni al 63esimo posto, subito preceduta da Perù, Bolivia, e staccata di molte posizioni da Paesi come la Bielorussia, il Sud Africa o il Rwanda.

Si tratta ovviamente di una parte della realtà. Troviamo infatti testimonianza che esistono tante spinte che vanno in una direzione diversa per esempio penso alle iniziative che promuovono la diversità, l’occupazione femminile e spingono per un sempre maggiore orientamento / accesso delle ragazze agli studi STEM (i più abilitanti per il mondo che ci aspetta). Dalle iniziative dell’Associazione Il Cielo Itinerante al manifesto della Fondazione Bracco “Mind the STEM gap” che ho convintamente firmato, contro gli stereotipi di genere nella scienza (ma non solo) da declinare in tanti aspetti – qui i dettagli.

Credo sia importante, proprio per erodere la cultura maschilista, focalizzarci sui modelli positivi. Senza dimenticare il contesto, anche attraverso la cura delle immagini e dei messaggi virtuosi possiamo promuovere linguaggi più inclusivi che possano contrastare il nuovo radicamento di disuguaglianze nella società e nella cultura del Paese. Ci troviamo in un’epoca di cambiamento e per questo guardo con attenzione ai lavori preparatori per il G20. E lo seguirò da vicino anche grazie all’invito, accolto, di prendere parte al gruppo di Advisory Board del Women’s Forum for the Economy and Society. Dopotutto, proprio per il persistere di percentuali negative delle donne leader, ma anche grazie alle esperienze passate, abbiamo modelli efficaci a cui riferirci e di cui sappiamo descriverne limiti e rischi: dobbiamo a questo punto sollecitare che si intraprendano.

The moment to act is now!
This is the momentum for the #G20 Leaders to realise the #SheCovery, committing to put women at the heart of the economy, science and society, and to bring forward their strong added value.

Chiara Corazza, sui lavori del G20 Empowerment di Santa Margherita Ligure, agosto 2021

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