Transizione digitale in ASEAN: cosa significa per le donne
La crisi pandemica ha innestato una serie di cambiamenti rapidissimi, come per esempio l’impressionante balzo in avanti in tema di transizione digitale e uno sviluppo inaspettato, per quantità e velocità di applicazione, di modelli imprenditoriali innovativi. In questo passaggio tra le regioni del mondo il sud est asiatico si è imposto già da inizio emergenza sanitaria. Il quadro attuale risulta alquanto ottimista: la crescita digitale ha introdotto grandi opportunità di crescita per queste economie tanto da portarci a parlare sempre di più di secolo asiatico rispetto alle definizioni precedenti di secolo (solo) cinese.
Tuttavia, seppure lo sviluppo in queste zone ha conosciuto un rimbalzo a cui l’occidente guarda con grande interesse, la pandemia ha però generato effetti disastrosi sulla popolazione. Se per alcuni ha rappresentato un’opportunità per reinventarsi e rilanciare il proprio business secondo nuovi paradigmi, come l’e-commerce, per molti altri e, soprattutto, altre, non è stato affatto così.
A livello globale l’occupazione femminile ha subito un forte calo. Basti pensare a quanto duramente siano stati colpiti lavori con predominanza femminile – dai lavori di cura o dell’ambito informale -, in ASEAN per il 67% svolti da donne. Di fronte a tale situazione, in molte hanno dovuto dirottare il proprio futuro su nuove prospettive di carriera investendo le proprie risorse su nuovi settori, come quello dell’economia digitale.
La situazione è stata descritta molto accuratamente dal webinar EIRA – Economic Research Institute for ASEAN and East Asia, “Women Participation in the Digital Economy: Improving Access to Skills, Entrepreneurship, and Leadership Across ASEAN”. Il quadro dipinto dai dati e dalle analisi segnala che che sebbene i Paesi ASEAN figurino tra i migliori in termini di partecipazione femminile al settore dell’economia digitale, la strada per il raggiungimento della parità di genere risulta ancora lunga.
Molte donne della regione, alla pari se non peggio che in altre parti del mondo, sono ancora vittime di stereotipi e luoghi comuni che prevedono una scarsa propensione da parte della popolazione femminile a cimentarsi in discipline tecnico-scientifiche, o cosiddette STEM, a cui si aggiunge parallelamente un grave problema di raccolta dati disaggregati suddivisi, tra le altre variabili, per genere che rende la necessità di fare un quadro realistico per poi pensare a iniziative di emancipazione per esempio, molto difficile.
L’impossibilità di avere accesso a informazioni salienti come la distribuzione delle mansioni all’interno della dimensione domestica, le diversa attitudine all’uso e conoscenza dei servizi finanziari o il successo di esempi di imprenditoria a conduzione femminile, rappresentano elementi utili per comprendere fino in fondo a che punto sia il percorso verso la vera parità. Ciononostante, questo tipo di variabili non vengono incluse in fase di analisi e possono generare il rischio di incorrere in bias pericolosi e fuorvianti e di non avere effettiva contezza del ruolo delle donne nell’avanzare dello sviluppo economico e digitale.
È per questo che è importante procedere su due fronti: da un lato, investendo e fornendo alle donne piattaforme di condivisione e programmi di formazione sulle conoscenze relative alle STEM e, dall’altro, raccogliendo i dati disaggregati in modo efficace e suddivisi per genere, al fine di elaborare politiche puntuali per bisogni specifici.
In seguito allo spostamento crescente delle nostre attività quotidiane sulle piattaforme digitali, infatti, la parità di accesso alle nuove tecnologie e la partecipazione femminile alle nuove professionali digitali è diventata imperativa al fine di garantire una ripresa post-pandemica quanto più inclusiva, come evidenziato anche nell’ASEAN Comprehensive Recovery Framework (ACRF).
La parità è un concetto ubiquo e deve permeare tutti i settori poiché la popolazione intera ha diritto ad avere le stesse opportunità per competere, prosperare e accedere a posizioni di leadership.