La politica commerciale EU: verso un’autonomia strategica aperta

Il contesto in cui oggi l’Unione europea deve operare è molto cambiato: il Covid-19 ha accentuato cambi di vedute, di prospettive e l’adozione di approcci innovativi. Tutto questo traspare nella nuova politica commerciale dell’UE, volta al raggiungimento di un’autonomia strategica aperta.

Una politica commerciale caratterizzata da importanti cambiamenti. Tradizionalmente, le strategie pongono l’accento sulla promozione delle opportunità commerciali per le imprese europee, rimuovendo le barriere commerciali come i dazi e le quote e garantendo una concorrenza leale nei mercati di esportazione. Accanto a questi, l’UE ha promosso ulteriori obiettivi, come i diritti umani, gli standard sociali e di sicurezza, il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, questi aspetti hanno fin qui giocato un ruolo secondario. La nuova strategia invece mira a rafforzare l’importanza anche di questi traguardi.

Entrando più nel dettaglio, il nuovo quadro si presenta “aperto” perché segue le regole globali. “Strategico” in vista del raggiungimento di obiettivi specifici, tra cui quello della lotta al cambiamento climatico e della trasformazione digitale. E “autonomo” perché le prossime decisioni in materia di commercio internazionale saranno intraprese sulla base degli interessi e nel rispetto dei diritti specifici dell’UE. Ciò implicherà un’importante presa di posizione nei confronti di potenziali partner commerciali nell’era post-pandemica e un maggiore impegno perché gli interessi reciproci vengano rispettati.

Priorità e l’importanza delle relazioni con l’ASEAN

In questo contesto, tra le principali priorità dell’UE figurano la promozione della trasformazione verde e digitale (già in atto attraverso l’European Green Deal o il Digital Decade), la definizione di regole a livello internazionale per una globalizzazione più sostenibile ed equa e l’applicazione più rigorosa dei propri interessi.

I Paesi ASEAN, in questo contesto, rappresentano una risorsa molto importante: sono una delle regioni a più rapida crescita nell’ambito dell’economia digitale. E rappresentano un modello esemplare di crescita, da includere, quindi, come interlocutori nella realizzazione delle nuove priorità. Negli ultimi anni si è assistito ad una sempre maggiore cooperazione tra le due regioni e l’accelerazione sta avvenendo proprio sotto i nostri occhi. L’ASEAN, infatti, è considerata un’area ad alto potenziale strategico e ha assunto un ruolo cruciale per l’Unione europea: l’1 dicembre 2020 viene annunciata la nuova partnership strategica UE-ASEAN, segna una svolta nelle relazioni tra le due organizzazioni regionali. Un passo enorme non solo nelle relazioni diplomatiche, ma anche nella cooperazione economica, se consideriamo che il valore del commercio bilaterale tra l’UE e l’ASEAN corrisponde a più di 230 miliardi di euro. A questo risultato, si aggiungono gli accordi di libero scambio siglati con Singapore e Vietnam negli ultimi due anni ed entrati in vigore, rispettivamente, il 21 novembre 2019 e l’1 agosto 2020, contribuendo all’obiettivo a lungo termine di concludere un accordo interregionale UE-ASEAN.

I negoziati sugli accordi commerciali sono stati sospesi con Malesia, Thailandia e Filippine e, invece, procedono con l’Indonesia, nonostante la delicata questione dell’olio di palma. In tal senso, il programma del trio di presidenze del Consiglio UE (Germania, Portogallo e Slovenia – dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021) include un impegno a concludere i negoziati su un accordo di libero scambio con l’Indonesia entro la fine dell’anno e a lavorare verso la conclusione di accordo di Partenariato e Cooperazione con la Thailandia nel 2021.

Il 19 aprile, inoltre, i Ministri degli Affari esteri dell’UE hanno approvato delle conclusioni sulla strategia dell’UE per l’Indo-pacifico con l’invito di presentare una “Comunicazione congiunta sulla strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica” entro settembre 2021. Il documento si concentra su sei pilastri tra cui figurano la collaborazione con i partner, connettività, ricerca e innovazione.

Opportunità e sfide degli accordi commerciali

Sviluppi che fanno ben sperare sul futuro della cooperazione commerciale con il Sud-Est asiatico. Tuttavia, è bene considerare gli ostacoli che si presentano lungo questo percorso, al fine di poter meglio implementare i prossimi step. È il caso del Myanmar. Il Paese, infatti, è attualmente alle prese con i risvolti del golpe svoltosi l’1 febbraio 2021 e i recenti sviluppi, i conflitti civili e il rifiuto da parte delle attività di rilasciare Aung San Suu Kyi, lasciano un velo di ambiguità sul futuro delle relazioni con l’UE, che ha rivolto nuove sanzioni contro i militari birmani. Lo stesso vale per altre questioni delicate, e attualmente ancora oggetto di discussione durante le negoziazioni, quali la produzione di olio di palma nella regione, la reciprocità dei diritti commerciali e, infine, il rispetto dei diritti umani e della sostenibilità.

I temi su cui continuare il dialogo sono plurimi ed è necessario, ora più che mai, che l’UE si muova con decisione nei confronti di una regione che è stata anche la prima a livello globale a dare segnali di ripresa nell’era post-Covid-19. In questo contesto, l’adozione di una nuova strategia da parte dell’UE può dunque rappresentare un approccio innovativo attraverso cui rafforzare le relazioni con i propri interlocutori e promuovere la cooperazione durante i tempi di crisi.

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