Singapore e l’integrazione tra i 10 Paesi che fanno parte di ASEAN

Con il passare dei mesi nei paesi ASEAN si conferma una tendenza: una maggiore integrazione può aiutare a rispondere in modo più efficace e rapido alla crisi.

Pure con le tante differenze che li caratterizzano, i dialoghi tra i 10 paesi del sud est asiatico si intensificano e sempre più velocemente si passa dalle parole ai fatti. Questa tendenza è stata ribadita anche durante il webinar che abbiamo organizzato con Italia-ASEAN per parlare di Singapore e della sua risposta alla pandemia con i due ospiti, l’ambasciatore d’Italia nella città-stato Raffaele Langella, e Simon Tay, presidente del Singapore Institute of International Affairs. Abbiamo potuto ascoltare un resoconto dettagliato della situazione economica dell’isola, messa molto sotto pressione dal blocco dei commerci, dal lockdown e dalle conseguenze della pandemia, ma che sta sfruttando la sua esperienza passata e la natura innovativa che la caratterizza per cercare risposte concrete velocemente. E lo sta facendo anche mettendo in discussione i suoi punti deboli, evidenziati proprio dalla crisi, e in dialogo aperto prima di tutto con gli stati confinanti.

A fronte delle esperienze raccontate dai relatori (il resoconto dell’evento è disponibile aquesto link), un dettaglio riguardo al modo in cui si comunicano i dati della pandemia è emerso e a mio avviso deve essere sottolineato. Nel caso specifico di Singapore, in particolare sulla questione dei nuovi focolai registrati recentemente nelle case dove vivono i tantissimi foreign workers, figure essenziali per il funzionamento della smart-city asiatica. É stato per molta stampa facile cadere, diciamo così, nell’abbaglio di numeri avulsi dal loro contesto e instillare, quindi, il dubbio di una nuova pericolosa ondata fuori controllo. Un racconto distante, in realtà, da quanto sta accadendo: un numero altissimo di tamponi, il tracciamento dei contatti e l’allerta massima hanno sì creato un innalzamento nei numeri (percentualmente comunque basso) dei contagi sull’isola, ma che non ha corrisposto a un pari innalzamento delle ospedalizzazioni o della mortalità (i numeri dei tamponi sono consultabili nelle slides del Singapore Institute of International Affairs). Questo testimonia come la situazione può essere gestita grazie a un intervento tempestivo, alla condivisione massima dei dati su ampia scala e a un’attenzione costante per portare a un migliore e più efficace trattamento, senza l’uso di allarmismi che possono risultare dannosi sia per i comuni cittadini che per i commerci e il lavoro.

Lo abbiamo visto in queste settimane anche in Italia dove i numeri senza contesto sono purtroppo a volte pretesto per rialzare i livelli di panico. Spesso basta andare ad approfondire e si vedono chiaramente i risultati positivi dei comportamenti virtuosi di questa passata primavera che hanno permesso di alleggerire il sistema sanitario e dato tempo ai ricercatori per continuare gli studi. Non dobbiamo certo abbassare la guardia, ma oggi abbiamo la possibilità di vivere una situazione sociale più aperta nel rispetto delle regole basilari per la protezione delle categorie più a rischio e guardare quindi con un po’ di lucidità in più al futuro e alle prossime sfide che ci attendono.

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