A dicembre in Italia 99mila lavoratrici in meno
A dicembre ci sono in Italia 99mila occupate in meno. Su 101mila persone che hanno perso il lavoro.
Drammatica e inesorabile la fotografia dell’Istat (qui la notizia riportata da laRepubblica)
Due mila uomini, contro novantanovemila donne.
Una notizia che sconvolge ma, se forse non in questa misura, non sorprende del tutto.
Il progresso dell’emancipazione femminile si è arrestato. Ed è chiaro ancora di più che non servono e non bastano incentivi al lavoro. E non serve e non basta pensarci solo oggi per mettere delle toppe a una situazione che è figlia anche di anni di attenzione sporadica, a macchia di leopardo e poco incisiva.
Ribadisco quello che scrivevo in giugno in un pezzo per il Foglio scritto a quattro mani con Francesco Luccisano: dobbiamo “riconoscere all’istruzione obbligatoria un valore storico di emancipazione che riguarda sia i bambini e le bambine sia le famiglie. Non riconoscere questo ruolo significa scordare che senza la scuola nel ‘900 le donne, specie quelle delle fasce sociali più disagiate, sarebbero rimaste in larghissima parte a casa a accudire i figli. Significa ignorare che tutta la società di una Repubblica costituzionalmente “fondata sul lavoro” necessita anche un’organizzazione del tempo che la renda possibile. E la scuola è parte di questa organizzazione.”
Lo abbiamo davanti agli occhi oggi nei numeri: le donne sono meno preparate ad affrontare le sfide del presente e già vediamo che non ci sono piani per colmare il gap che lascia le bambine e le ragazze indietro, quando proprio non le esclude dagli studi superiori, dalle materie STEM che, è indubbio ormai, saranno centrali nel prossimo futuro.
Siamo in ritardo ma per fortuna abbiamo gli strumenti per intervenire! E dobbiamo farlo!
Anche per questo a 10 anni dalla introduzione della Golfo-Mosca mi impegnerò in questo senso: affinché il digital divide che ancora esclude le più giovani da percorsi abilitanti per creare la loro indipendenza e renderle parte attiva della società si riduca. È un sentire condiviso anche se ancora poco capillarmente diffuso, ma dopotutto anche le quote di genere erano state additate come una misura estrema e quasi scandalosa, eppure sono oggi un modello virtuoso dai risultati sorprendenti! La strada è lunga, ma è anche fatta da passi successivi!