Singapore: caso (sanitario) di successo e crisi economica

All’inizio della pandemia, Singapore è stato guardato come modello nel controllo dei contagi e nella gestione della diffusione del virus tra i suoi abitanti. Le due prime ondate di contagi hanno riguardano numeri molto bassi e controllati di popolazione, senza che fosse necessario imporre misure restrittive importanti. Importanti sono risultati l’introduzione immediata di controlli e la spinta per la creazione di test rapidi da poter somministrare alla popolazione oltre all’uso della tecnologia di tracciamento per risalire a contatti avuti da chi risultasse infetto (tecnologia comunque discussa soprattutto per le questioni di rispetto della privacy).

Ma anche nell’isola del sud est asiatico ha dovuto introdurre a partire da aprile un certo lockdown (chiamato circuit breaker, ha previsto la chiusura di tutte le attività non essenziali, tra cui bar e ristoranti), diventato necessario a causa dell’aumento del numerodei contagi registrati in gran parte tra i 300mila lavoratori immigrati che vivono in grande maggioranza entro dormitori di periferia non adatti al rispetto delle distanze necessarie e quindi a contrastare il propagarsi del COVID-19.

La città stato sta iniziando in questi giorni ad alleggerire le misure restrittive che hanno portato a una caduta della sua economia, mai così in basso dal 1965, l’anno dell’indipendenza (ne parla il Financial Times). Tanto che le autorità sostengono che il 75% delle attività sono operative e stanno contribuendo a una ripartenza del paese. Contemporaneamente si sta cercando di puntare su un accordo con sei province e città cinesi per creare un canale “preferenziale” che permetta di riprendere i viaggi tra le due nazioni con l’obiettivo di facilitare le attività economiche essenziali e i trasferimenti ufficiali. Accordo da espandere poi ad altre aree del dragone e che potrebbe anche costituire un modello per riaprire ad altre nazioni della regione. Se è vero che quasi tutta l’economia di Singapore è ripartita, alcuni esperti segnalano però come molte attività continueranno a conoscere una contrazione anche a causa del persistere della crisi mondiale e quindi del minore volume di affari.

Nonostante tutto, comunque nella città-stato ripartono le scuole, seppure con alcune restrizioni, tra cui le mascherine obbligatorie a partire dai 2 anni di età, e se la situazione continuerà lungo un trend positivo, si potrà anche tornare a riunirsi in piccoli gruppi di persone, uscire a cena, riprendere attività sociali in gruppo.

Inoltre, davanti all’evidente debolezza del sistema di gestione e accoglienza dei lavoratori immigrati, che ha portato all’esplosione dei casi dentro i dormitori in cui vivono, si è iniziato anche a pianificare la costruzione nei prossimi anni di nuove strutture più adatte a ospitare in maggiore sicurezza questa parte consistente parte di residenti sull’isola che conta oltre i 5 milioni e mezzo di abitanti.

Spinti dalla necessità di far fronte alla pandemia in corso, il 4 giugno i ministri dell’economia dei 10 paesi ASEAN, di cui Singapore è parte, hanno approvato una serie di misure per rilanciare la cooperazione all’interno dell’associazione nella regione asiatica. Per esempio, gli stati membri si impegnano a mantenere aperti i mercati per garantire la sicurezza dei prodotti alimentari e rilanciare la capacità di ripresa e sostenibilità nelle forniture all’interno di quell’area.

Pure se diversi per cultura, livello di sviluppo e anche proprio nella risposta alla pandemia (che ha colpito ed è stata trattata in molto molto differente anche a causa delle differenze esistenti) gli stati ASEAN si muovono uniti come forse mai prima anche per proporsi come alternativa al predominio cinese nella regione, ma anche come validi interlocutori per le altre potenze mondiali. Per questo ancora di più diventa importante seguire con attenzione gli accordi commerciali che si stanno definendo con l’Europa, in particolare, per esempio, poi per le opportunità per i prodotti e i produttori italiani che si possono creare oggi, nella piena ridefinizione degli equilibri commerciali globali.

Approfondiremo la situazione di Singapore durante il webinar organizzato dall’Associazione Italia-ASEAN in programma per il 25 giugno dal titolo: “Singapore and the regional epidemic approach to Covid-19”. Insieme al Presidente dell’associazinoe, Enrico Letta, ne discuteranno l’ambasciatore d’Italia a Singapore, Raffaele Langella e il Presidente del Singapore Institute of International Affairs, Simon Tay. Per partecipare è necessario iscriversi tramite questo link.

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